Una volta eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità.

mercoledì 11 gennaio 2017

Visita a Baker Street

Nel 2014, durante il mio secondo viaggio a Londra, ho inserito tra le mie tappe essenziali, la visita alla casa-museo di Sherlock Holmes presso l'indirizzo, probabilmente, più famoso al mondo...il 221/b di Baker Street. Già al mio arrivo davanti il palazzo interessato, la macchina fotografica non smetteva di scattare. Vi era una breve ed ordinata fila ed i tempi di attesa furono irrisori. 
Prima di poter accedere alla casa-museo è necessario acquistare un biglietto d'ingresso presso lo store presente accanto all'ingresso della casa. Già questo passaggio obbligatorio, riesce ad incantare, infatti tutti gli interni e gli addetti ai lavori, rispecchiano esattamente, anche negli abiti, il periodo storico in cui  ambientato il nostro caro Sherlock Holmes.
Ovviamente lo Store non è solo destinato alla vendita dei ticket ma anche per vari souvenir, dalle penne, alle pipe, alle cartoline ecc. La cordialità la fa da padrona tanto da venir voglia di visitare il negozio come se fosse parte integrante delle stanze del museo. Una volta preso il biglietto mi rimisi in fila, ormai quasi del tutto sfoltita, ed appena giunto il mio turno, mi trovai davanti un addetto all'ingresso vestito da poliziotto di fine '800, che mi offriva l'opportunità di fare una foto indossando una Bombetta simulando il caro Dr Watson o il tipico cappello da campagna  con pipa annessa per immaginare, in modo carino di essere il famoso detective.
Appena entrati in casa già tutto è incantevole tanto da non riuscire a capire se sarebbe meglio guardare ogni singolo angolo ed ogni oggetto esposto o fare più foto possibili per paura di non avere abbastanza ricordi. 
Varcando la soglia notai la chiave originale dell'appartamento esposta e posizionata all'interno di una piccola teca. Proseguendo lungo un breve corridoio si giunge ai piedi di una scala che permette di arrivare ai piani superiori ed inoltre a dei locali la cui peculiarità è quella di contenere delle statue in cera che raffigurano, in piccoli siparietti, varie racconti tra i più famosi il cui protagonista è naturalmente Sherlock Holmes.
Dopo aver visitato questo piano con tutte le rappresentazioni di vari passi dei romanzi di Sir Arthur Conan Doyle, mi recai al piano superiore, dove ovviamente il tasso di interesse e stupore ha avuto la sua massima espressione.
Mi ritrovai all'interno di uno studio o quello che doveva essere la stanza dove il detective trascorreva i pomeriggi con il suo fidato amico Dr. Watson e dove quasi certamente accoglieva i clienti che smaniavano dal desiderio di raccontare i propri casi al Consulente Investigativo, con la speranza di un suo favorevole cenno per l'assunzione del caso che gli veniva prospettato. 
L'ambiente era incantevole e confortevole. Agli angoli della stanza si trovavano principalmente tavolini o piccole scrivanie dove probabilmente il Dr. Watson, nel periodo in cui i due amici convivevano, trascriveva i suoi racconti che puntualmente venivano pubblicati, oppure dove vi era tutto il necessario per la colazione o su dove vi erano sistemato tutto l'occorrente per gli esperimenti più fantasiosi di Holmes. C'era anche un tavolino con due poltrone posizionati davanti il camino. Sul tavolino si trovavano una riproduzione dei berretti dei due protagonisti ed una pipa per poter permettere ai turisti di poter fare una foto in posa con indosso qualcosa che potesse far solo immaginare quei giorni gloriosi. 
Non poteva necessariamente mancare il violino o la babbuccia dove Holmes custodiva il suo tabacco. Tutto all'interno di quella casa ricordava in modo palpabile ogni singola parola scritta nei romanzi o nei racconti. Sembrava che da un momento all'altro dovesse apparire la Signora Hudson con in mano un vassoio con del buon tè ed un piattino di biscotti. In una stanza adiacente vi erano altri oggetti come ovviamente un diario su cui ogni visitatore poteva lasciare una frase o comunque un segno del proprio passaggio in quel luogo.  Ad un muro, incorniciate, si trovavano le lettere VR che Holmes incise sparando al muro in un momento, per così dire, di "noia". Infine si poteva arrivare, tramite un'altra scala, al piano superiore dove si trovava il bagno ed un piccolo sottotetto dove si trovavano alcune valige. Ogni singolo angolo, ogni singolo centimetro di quella casa meriterebbe di essere citato, ma sarebbe impossibile descrivere con le parole la sensazione che ho provato nel visitare la Casa-Museo. Chiunque conosca, anche solo per sentito nominare, Sherlock Holmes e le sue gesta, tanto da voler dedicare del tempo alla visita del 221b di Baker Street, non può restare indifferente allo spettacolo che si troverà davanti ed è inimmaginabile che non possa nascere il desiderio di rileggere tutti i racconti che lo riguardano nella mente di chi lo conosce già o di iniziare a leggerli per chi ne aveva sentito solo il nome.
Tutti i fan di Sherlock dovrebbero visitare almeno una volta nella vita la Casa-museo, sapendo per certo che non resterebbero delusi nelle aspettative tanto quanto non lo sono rimasto io che, anzi, spero un giorno di poter rivisitare con la consapevolezza che ne resterò felice e magari con la gioia di portare con me chi ancora non conosce a pieno questo meraviglioso personaggio della letteratura inglese e chissà, forse facendo nascere nel cuore di chi mi accompagni a la stessa gioia, la stessa passione e la stessa curiosità che riempie il mio.




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